La salute dei nostri mari è strettamente connessa con la nostra salute.
Le evidenze scientifiche riguardanti le ricadute che l’inquinamento ambientale comporta per la salute umana – in particolare per l’infanzia e gli organismi in accrescimento – sono sempre più consistenti e sono fonte di crescente
preoccupazione per cittadini, medici ed istituzioni. Particolarmente suscettibili sono embrioni, feti, neonati ed anche le funzioni della sfera riproduttiva, fra le più fragili e delicate della persona umana, sono purtroppo pesantemente compromesse dal degrado ambientale. Infertilità, incremento di abortività spontanea, prematurità, nati sotto peso,
esiti infausti della gravidanza, malformazioni sono problemi sempre più segnalati specie nelle aree maggiormente inquinate, ma non solo. Scopo di questo
articolo è fare il punto fra inquinamento e salute riproduttiva focalizzando
l’attenzione – per quanto possibile – sulla situazione del nostro paese (Inquinamento ambientale e salute riproduttiva, novembre 2016).
È noto come le condizioni di salute di una persona in età adulta e anziana dipendano
anche dagli eventi che hanno caratterizzato il suo sviluppo durante la gravidanza oltre che da quelli relativi all’infanzia e all’adolescenza (Blane et al., 2007), quando si gettano, dunque, le basi per la salute futura del nascituro. La promozione di stili di vita salutari delle donne in gravidanza, l’offerta di un’adeguata assistenza durante la gestazione così come la protezione della salute delle donne in gravidanza in ambiente lavorativo devono quindi essere al centro delle politiche per la salute materna e infantile di un Paese. È tuttavia necessario trovare un giusto equilibrio tra interventi utili per prevenire e gestire le complicanze in gravidanza e interventi medici non necessari che possono essere eccessivamente invasivi per la donna oltre a far incrementare i costi di assistenza sanitaria senza tradursi in guadagni per la salute (La salute riproduttiva della donna, Istat 2017).